Mank (2020) Il regista, lo sceneggiatore e la Hollywood che fu


Un film molto intimista, anacronistico per gli spettatori contemporanei, dai dialoghi serrati e in particolare davvero personale. Un lavoro questo di David Fincher che parte come genesi da suo padre, autore del soggetto iniziale ma poi rimaneggiato dallo stesso David assieme a Eric Roth per acuirne le parti anti-Welles ma che sono comunque rimaste (viste le critiche). Anche se “Mank” regala molto con la sua storia e funge da perfetto schema di recitazione per il suo cast, questo resta un film di David Fincher. Il suo controllo sulla telecamera, sul montaggio, sul suono e sulla sensazione generale dei suoi film non è mai stato così evidente come lo è qui, mentre utilizza vecchie tecniche cinematografiche per trasformare ciò che una volta sembrava vecchio e renderlo di nuovo nuovo.



"Mank" è un film che mette in scena la Golden Age Hollywodiana. Non combatte contro Orson Welles per la sua nomea facendo continuità retroattiva, anche se il film avrà i suoi scettici, è un vero tesoro di Fincher e sembra una lettera d'amore ai registi vecchi e nuovi poiché descrive lo stile con cui veniva vissuto fare cinema al tempo nel bel mezzo di tante idee sociali e politiche, tutto questo attraverso la vita sregolata di Mankiewicz. Non ritengo necessaria la visione di "Quarto Potere" per vedere "Mank", ma sicuramente amplia lo spettro di visione sui contenuti e farà apprezzare questo film ancora di più quando si inizia a capire da dove "Mank" ha preso le sue idee, attraverso semplici segmenti di dialogo, che si svolgono durante tutto il corso del film. Dialoghi che sottolineo sono curanti con grandissima grazie e intelligenza.



Fincher su due assi temporali ricrea la vita dello sceneggiatore, negli anni 30 e negli anni 40, che vinse l'Oscar assieme a Welles per "Citizen Kane". Una fotografia in bianco e nero di Erik Messerschmidt che sembra rimandare ad un classico, dove talvolta costumi e scenografia sembrano richiamare il cinema espressionista tedesco, il tutto sempre accompagnato musicalmente dal suo Reznor & Ross. Cast immenso: Oldman come sempre è un titano nel calarsi nella parte, dolcissima poi Amanda Seyfreid che sembra un angelo, Charles Dance caratterista d'annata, Tom Burke che regala un Orson Welles d'eccellenza e anche il resto del cast è tutto al posto giusto. Quest'opera di Fincher è un fiore all'occhiello nella sua filmografia, forse anche per via dell'originalità intrinseca che vi è dietro, da padre in figlio.



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