Non si sevizia un paperino (1972) L'orrore alla luce del sole di Lucio Fulci, il mostro nascosto nella provincia italiana

Lucio Fulci è stato un terrorista in ogni genere a cui si è approcciato (per sua stessa parola) in vita. La peculiarità del film "Non si sevizia un paperino" è la messa in mostra di una mentalità retrograda e bigotta in una realtà di tutti i giorni (cosa non tipica del cinema di quel tempo). Fulci mette in visione una trama agghiacciante e macabra dove un feroce assassino uccide degli infanti in un paese dove domina il pregiudizio e l'impressione dettata dalle apparenze. La metodologia decisa da Fulci racconta la macabra sensazione che può trasmettere un killer del genere, senza scordarsi all'inquietudine del cieco e furioso desiderio di vendetta della gente comune quando si sente impotente e minacciata nei propri pensieri, tradizioni e superstizioni.
Ci ritroviamo davanti una pellicola magistralmente diretta, dove il regista si diverte a depistare lo spettatore come i carabinieri nel film, che si ritrovano a fare i conti con la paura. La stessa paura trova fondamento nel sacro e profano, in quelle arcaiche credenze radicate nella cultura degli abitanti di un paesino del Sud.
A suo modo tutti i protagonisti ne sono vittime, oltre ai ragazzini assassinati. La megera, ritratta con romanticismo cupo, che dovrebbe essere la fautrice del massacro in realtà è la vittima principale. Fulci, pur basandosi sui pochi elementi che un paesino può dare, riesce a ritrarre un mondo dove non c'è via di scampo o di "redenzione", dove non ci sono certezze. Una realtà tangibile che soffoca (il personaggio della Bouchet che vive esiliata e non riesce a legare con la popolazione).
Si nota, sin da subito, la completa libertà artistica del regista da parte dei produttori, iniziando dala trama in se passando anche per varie contaminazioni come l'esplosione di violenza dei cittadini sulla Maciara (roba da far mangiare le mani a Tarantino) o l'eros che suscita il personaggio della Bouchet che si mette in mostra di fronte ad un bambino (sostituito nel body double da un nano, da cui poi Garrone ci fece un film ma questa è ben altra storia). Il soggetto scritto da Lucio Fulci e Roberto Gianviti (a cui si unirà poi in fase di sceneggiatura Giabfranco Clerici) è basato su un fatto reale avvenuto a Bitonto nel 1971 dove ci fu una serie di omicidi con bambini come vittime.
La parte puramente tecnica del film vanta grandi nomi: Carlo Rambaldi agli effetti speciali, Riz Ortolani alle composizioni e Sergio D'Offizi alla fotografia. Tutto il comparto diegetico risulta ottimamente gestito dal regista che non lascia indietro niente pur di amplificare la visione del film, senza mai troppo esagerare nella cupezza. Senza contare poi il gran cast ottimamente immedesimato dove brillano un ottimo Tomás Milián, una sensuale e provocante Barbara Bouchet, una camaleontica Florinda Bolkan e un ambiguo Marc Porel. Sicuramente uno dei migliori film di Fulci: un ottimo giallo, ma anche una pellicola che affronta molti tabù e mostra degli inaspettati risvolti di critica sociale.

Commenti

  1. Per me uno dei tre imprescindibili gialli all'italiana e sicuramente miglior film di Fulci.
    Iconica la scena della maciara, con la spedizione a suon di musica pop italiana.
    Ottimi gli ambienti del sud, che creano un'atmosfera diversa da quelle solite rarefatte :)

    Moz-

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    1. A distanza di anni devo ancora trovare il pezzo che suona durante il massacro della Maciara, sicuramente non era di matrice italiana quella canzone alla radio...l'annunciatore diceva qualcosa tipo Generation - Let's go away, ma è impossibile da trovare

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  2. Io amo Fulci e amo questo film. Sporco, cattivo e che riprende il concetto del capolavoro "La casa delle finestre che ridono": l'orrore che esce fuori da dove non te lo aspetti.

    Peraltro Barbara Bouchet è veramente di una sensualità pazzesca, in quel nudo.

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    1. Negli anni 70 usavano con molta bravura quel concetto che hai citato e sapevano far presa sullo spettatore. Cosa che si è persa oggi.

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