Being There (1979) Oltre il giardino, il canto del cigno dell'attore Peter Sellers


- Quando ero bambino, mi dissero che Iddio ci aveva creato a sua immagine e somiglianza. Fu allora che decisi di fabbricare specchi". "Sicurezza, tranquillità, e un meritato riposo. Tutti gli scopi che ho perseguito presto li avrò raggiunti. La vita è uno stato mentale -

Peter Sellers, era un attore che una volta disse di non avere assolutamente nessuna personalità, di essere un camaleonte, che quando non interpretava un ruolo, non era nessuno. Non mi sorprende quindi che si riteneva ideale per questo ruolo tanto da volerlo fortemente, che arriva da un romanzo di Jerzy Kosinski (chiamato "Presenze"). La satira è una specie minacciata (purtroppo) nel cinema americano contemporaneo e, quando si verifica, di solito è ampia e farsa, ma non come nei vecchi film di Mel Brooks. "Being There", diretto da Hal Ashby, è come un uccello raro e sottile che trova il suo canto e rimane con esso. Ha il fascino di un ingegnoso gioco intellettuale, in cui l'eroe sopravvive a una serie di sfide che non capisce. , usando parole universali e prive di significato. Ma le affermazioni di Chance sono notevolmente meno utili di quando il presidente ci parla di un "ponte verso il 21° secolo?". Il discorso pubblico sensato dei nostri tempi è limitato da la necessità di rimanere entro i confini del frammento televisivo di 10 secondi; il desiderio di evitare di essere vincolato a specifiche affermazioni o promesse; e la capacità di attenzione ridotta del pubblico, a cui, come Chance, piace guardare ma ha sempre un cambio di canale pronto.

Il punto focale della grandezza di "Being There" è il riconoscimento che anche la persona più ingenua può avere la meglio sui membri della cosiddetta élite. In questa storia (come forse nella vita), questi ultimi possono essere così egocentrici e certi della propria correttezza che, invece di ammettere un errore di giudizio, preferiscono raddoppiare la loro opinione originale e ignorare i fatti, non importa quanto ovvi possano essere. Il film inoltre ha dato a Peter Sellers la possibilità di un canto del cigno che non ha coinvolto l'ispettore Jacques Clouseau, facendolo così affiancare ai suoi lavori con Stanley Kubrick (richiamati nella pellicola stessa, attraverso l'Also Sprach Zarathustra nella versione fusion di Deodato)redendo così lustro ad una carriera lunga e variegata. Morì però meno di un anno dopo l’uscita del film. Coloro che conoscevano Sellers solo per i film della Pantera Rosa (è apparso in cinque di quei film più uno postumo) potrebbero non riconoscerlo in questo ruolo. Sebbene la sua interpretazione di Chauncey Gardner sia comica, è un'interpretazione attentamente modulata, che non rompe mai il personaggio e questa dedizione consente allo spettatore di accettare la fiaba frammentata della produzione, non importa quanto possa sembrare fatua. (Secondo i suoi co-protagonisti, Sellers ha utilizzato un metodo di recitazione per perfezionare la sua performance.), Il cast di contorno poi è talemente pieno di professionisti parla da solo: Shirley MacLaine, Melvyn Douglas e il mitico Jack Warden. Il film ha resistito straordinariamente bene alla prova del tempo, apparentemente fresco e rilevante oggi come quando è stato distribuito per la prima volta. Nell’era di Trump, alcune parti assumono un significato che i realizzatori non avrebbero potuto immaginare. È audace, satirico e offre cibo per innumerevoli conversazioni su filosofia, politica e arte del cinema. Per Sellers, la performance consolida un’eredità che era già stata forte. Il suo lavoro in Being There ha ricordato al pubblico della fine degli anni '70 e dell'inizio degli anni '80 che era capace di qualcosa di più delle farse e delle sciocchezze di Clouseau. Per gli spettatori contemporanei, rappresenta un punto esclamativo su una carriera che, sebbene irregolare, ha occasionalmente raggiunto vette senza rivali.


Con "Oltre il giardino" Ashby chiude il ciclo di grandi film da lui diretti, i quali trattano tutti (più o meno) il tema del desiderio di liberazione del singolo individuo dai vincoli imposti dalla società. Ashby adopera il sarcasmo e l'ironia per mettere su grande shermo questa sua triste considerazione. Tematica cardine anche del suo affascinante stile cinematrografico elaborare storie con levità, leggerezza, ironia e sguardo affettuoso e disincantato allo stesso tempo. Un'ironia puntuta che si rivolge verso tutti nessuno escluso. Infatti anche il protagonista Chance, preso a modello da un'intera società, è mostrato ironicamente invece come una persona molto limitata, di animo mite ma in realtà indifferente a tutto quello che lo circonda. Usa i sentimenti in maniera quasi meccanica e riflessa, mediata dallo strumento con il quale vive, cioè la televisione. Chance diventa così una metafora di come un sempliciotto (forse sutistico?) possa forse divenire catalizzatore del massimo potere politico ed economico americano, quasi n "Forrest Gump" ante litteram insomma ma anche un "Sbucato dal passato". Ci sono apici di pura poesia cinematografica in molte sequenze: come il dialogo col politico che crede alle semplici frasi del giardiniere come a delle metafore politico-economiche, per non parlare della sua reazione allo stato di eccitazione di Shirley Mclaine (da rotolarsi per terra) quando cerca di fare sesso con lui e poi l'epitaffio finale (quasi Magrittiano nel mostrarsi, grazie alla fotografia di Caleb Deschanel) contornato da un'aura mistica e massonica con l'immenso monologo in cui spicca la frase rimasta nella memoria di molti che lo hanno visto: - la vita è uno stato mentale -.




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