Feast (2005) B-Movie mon amour, l'home invasion fracassone e grandguignolesco di John Gulager

Indubbiamente qui da noi in Italia chi distribuisce i film, per un motivo o per l'altro, talvolta tralascia di portarci determinate gemme della cultura b-movie americana che parlano da sole, questo pazzo film è un esempio lampante di tale vizio. Feast è figlio del Project Greenlight, iniziativa supportata da pezzi grossi di Hollywood e dintorni, non stupitevi quindi quando troverete tra i produttori: Ben Affleck, Matt Damon, Chris Moore, il maestro Wes Craven e i Weinstein della Miramax. PG mira a far fiorire il cinema indipendente e dare spazio alle nuove leve. In questo calderone è possibile trovare qualcosa di interessante. Feast è un esempio, una pellicola horror low-budget (circa tre milioni di dollari per la produzione, cifra che in Italia ci sogniamo) diretta dall’esordiente John Gulager (vincitore della terza edizione del Project Greenlight)e scritta dal duo Marcus Dunstan/Patrick Melton, futuri autori della saga di Saw dal IV capitolo in poi.Feast è una bvella bestia per il genere, visto che Gulager non si prenda sul serio nemmeno per un istante: i mostri sono dei depravati sessuali, gli eroi (o comunque i presunti tali) muoiono fin troppo presto, i personaggi sono tutti dei bastardi senza cuore e senza scrupoli, la trovata della presentazione con tanto di aspettativa di vita è geniale
L’inizio è frenetico; proietta subito lo spettatore nel pieno dell’azione. I personaggi introdotti tramite freeze-frame sottotitolati che ironicamente mostrano tutti i cliché-omaggi al cinema di genere: il veterano, la biondona, la ragazza madre (una Krista Allen d'annata), lo spaccone, lo zotico, il barista, l’eroina senza paura, persino lo storpio. Tra questi da citare Henry Rollins, frontman della band punk Black Flag, nei panni del “motivatore”. La prima ora del film è un compendio di battute sagaci, situazioni demenziali e azioni grandguignolesche degne di Sam Raimi. Si opta per singole unità di spazio (il bar) e di tempo (la notte), non ci si annoia certo tra smembramenti, mutilazioni, getti di vomito, carni putrescenti e tante altre aberrazioni a celebrazione di ogni più malata bizzarria gore. La pellicola di John Gulager (figlio del caratterista Clu, presente nei panni del barman) funziona parecchio pur seguendo uno schema classico. Riesce infatti a sorprendere condannando a morte degli insospettabili che in un horror più convenzionale avrebbero tenuto botta sino alla fine, oltre a condire il tutto con dialoghi incalzanti e parecchio triviali. Quasi fossero uscite da qualche b-movie anni '80 le creature presentano caratteristiche morfologiche estreme ben affinate da effetti speciali pregevolissimi. A Gulager piace farsi prendere la mano e non risparmia praticamente nulla allo spettatore, questa sua tendenza però lo induce ad esagerare nelle scene d'azione in cui sfoggia una regia confusa e un montaggio troppo fuori controllo. Unico neo di questo gioiellino cialtrone e molto sanguinoso cui hanno fatto seguito altri due capitoli.
Feast è alla base un home invasion figlio di Distretto 13 e La notte dei morti viventi, nonostante l'ambientazione ricorda molto Dal tramonto all’alba. Del resto, il fare alla Rodriguez permea tutta la sceneggiatura, sia per i personaggi sia per l'evidente natura da B-movie. Come detto gli effetti speciali sono fatti benissimo e rimandano agli anni ’80; la regia pecca nei momenti di pura azione, resi un po' troppo confusi e con una fotografia non sempre nitida, però il ritmo narrativo è ben calibrato verso metà la pellicola si assesta e sceglie un fare più solido rispetto a quello scanzonato iniziale. Feast non è uno di quei film che rimane in mente per aver rivoluzionato il panorama horror, però ha il merito di essere onesto, riuscendo a intrattenere lo spettatore per i canonici novanta minuti con un po’ di sano splatter vecchio stile. Sono rimasto particolarmente colpito dall'attrice Krista Allen (ve la ricorderete per il ruolo della gnocca in Bugiardo Bugiardo), che con quella canottiera derente bianca e con quel temperamento da valorosa e coraggiosa guerriera (specialmente nel finale) mi ha letteralmente conquistato.


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