The Green Knight (2021) Come diventare cavaliere, giocandosi la testa (nel giorno di Natale)



Avevo già parlato del mio piacere nel visionare il genere fantasy europeo, su questo non mi dilungherò molto, ma visto che siamo anche in tema natalizio, non poteva che saltare fuori un consiglio atipico come film da vedere in questo periodo. Si dia il caso che The Green Knight di David Lowery (Cillian Murphy con i baffi per il caro Cassy!) incarna dentro di sé tutti e due questi attributi che bene o male hanno comunque radice nella nostra Europa. Il soggetto del film è il poema cavalleresco scritto da non si sa chi, attorno al tardo 1300 (Medioevo Alto), che porta il nome di Sir Gawain and the Green Knight, ed è una delle storie più conosciute che riguardano il ciclo arturiano.Nel cast possiamo trovare: Dev Patel, Alicia Vikander, Joel Edgerton, Sean Harris, Ralph Ineson e Barry Keoghan. Artefice della bellissima, medievaleggiante e fiabesca colonna sonora è Daniel Hart, che si accompagna con una fotografia, che grida Caspar David Friederich ad ogni fotogramma, a opera di Andre Drowz Palermo. (non di meno le scenografie di Jade Healy). Molto evocativi e originali anche i costumi di Malgosia Turzanska, che sono davvero ispirati e mai blandi o banali nel loro accostamento cromatico con la messa in scena.
La trama vien da sé: dopo una notte di bagordi, Gawain viene svegliato la mattina di Natale in un bordello da Essel, la sua amante. Torna a Camelot e viene costretto dalla madre a partecipare a una festa alla Tavola Rotonda con suo zio Re Artù, che vede in lui il proprio erede. Mentre si svolge la festa, la Madre esegue un rituale magico che evoca il misterioso Cavaliere Verde, il quale irrompe alla corte di Artù sfidando i presenti. Il Cavaliere che avrà il coraggio di sferrare un colpo su di lui vincerà la sua ascia verde, ma dovrà recarsi alla Cappella Verde il Natale successivo e ricevere in cambio un colpo uguale. Gawain raccoglie la sfida. Con sorpresa di tutti, il Cavaliere espone il collo e Gawain, brandendo Excalibur, lo decapita. Il Cavaliere si alza afferrando la testa mozzata, ricorda a Gawain l'accordo e se ne va. Il regista si è detto ispirato nel girarlo ai film Willow di Ron Howard ed Excalibur di John Boorman (un'ombra che aleggia su tutto quanto il film, partendo da quel verde mistico della fotografia), artefice anche della sceneggiatura (e del montaggio, che gli ha preso più di un anno di post-produzione) ha voluto fare vari cambiamenti alla storia; per esempio Morgana Le Fay non è la madre di Gaiwan, anche se poi è stata lo stesso introdotta grazie alla bellissima prova fatta da Sarita Chouhury durante il rito magico che evoca il Cavaliere Verde (che è una delle scene più riuscite, in montaggio alternato, durante il discorso di Artù alla tavola rotonda).
La costumista Malgosia Turzanska ha attinto ai modelli sudamericani per disegnare le corone indossate da Artù e Ginevra. Lowery ha anche ritenuto che i progetti rafforzassero lo status di "santi" di Artù e Ginevra come rappresentazioni della cristianità in Occidente. Le placche decorative sul mantello di Arthur facevano riferimento alle varie interpretazioni di Re Artù da parte del team creativo e includevano anche riferimenti ad altri lavori di Lowery, come A Ghost Story. Turzanska ha anche disegnato il mantello d'oro indossato da Gawain per rappresentare il mantello d'oro del personaggio del poema originale. Le scenografie, come la scena alla Tavola Rotonda, includevano dipinti opachi per ampliare il set, una tecnica che Lowery prediligeva dai film degli anni '80 e '90. I limiti di tempo con le riprese hanno costretto il direttore della fotografia Andrew Palermo e la scenografa Jade Healy a pianificare in anticipo come l'illuminazione sarebbe stata integrata nella scena della Tavola Rotonda.
Senza dubbio, ci troviamo di fronte a una pellicola elaborata in modo certosino che non tralascia nessun dettaglio, sia del poema che del regista stesso, visto che nel conflitto fra la madre e Gaiwan ha messo pure parte della sua vita. Nei tre atti del film, si può benissimo dire che il primo atto e il finale sono un film fatto e finito, dalla grande potenza significativa e visiva, in grado di incarnare il genere fantasy in tutte le sfumature con le quali può piacere. La parte centrale riserva un bellissimo sfoggio di tematiche care alla ricerca dell'onore, dello scontro tra paganesimo e cristianità, dal rapporto dell'uomo con la natura e con la sempre presente vena di formazione di vita che da sempre ricalca questi racconti. Come detto, il risultato è ottimo tanto che può benissimo rivaleggiare con un altro film, dello stesso genere ovviamente, che è Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Il cast se la cava benissimo, protagonista prima di tutto e anche la Vikander si fa partecipe di un doppio ruolo che sembra fatto su misura per una bellezza svedese romantica come lei. Sean Harris è un ottimo Artù, Barry Keoghan fa ancora il filo a Kubrick con un bandito che sembra uscito direttamente da Barry Lyndon e in particolar modo non posso che menzionare Ralph Ineson, il cavaliere verde, una figura che rappresenta tutto il film e giganteggia già nella sua prima apparizione (fatta alla vecchia maniera) e che detta inizio e fine della storia (ironicamente inteso anche come Babbo Natale dallo stesso regista). Il tutto è condito, per noi in Italia, con un grandissimo doppiaggio di scuola milanese che vede grandi professionisti come: Claudio Moneta, Dania Cericola, Massimiliano Lotti e Gianni Quillico regalarci delle bellissime prestazioni di stampo aulico.


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