Death Machine (1994) Quando un tecnico degli effetti speciali diventa regista, il fantastico WarBeast di Stephen Norrington

Era anche ora di tornare a un certo tipo di cinema anni 90 col quale sono cresciuto, indubbiamente questo ci porta anche al tema del titolo: finita la decade degli anni 80, una buona parte degli esperti dediti agli effetti speciali di film molto conosciuti (e di successo) divenne regista. Abbiamo molti esempi di questo cambio di mestiere: La mosca 2, Virus e anche questo Death Machine figura nella lista. Stephen Norrington, qui al suo debutto, veniva da una gavetta sorprendente avendo lavorato a progetti che portano il nome di Lifeforce, Hardware, The Witches, Split Second e primo fra tutti l'Aliens di James Cameron. Non sorprenderà quindi una certa influenza di questi suoi vecchi lavori all'interno del film, senza contare l'abilità di mettere in scena gli stessi effetti speciali appresa lavorando con giganti che portano il nome di Stan Winston, Rick Baker e Dick Smith.Inoltre, i nomi di gran parte dei protagonisti sono una celebrazione di alcuni dei registi più noti del genere fantascientifico quali Joe Dante, John Carpenter e Ridley Scott, mentre altri sono omaggi ad elementi presenti in altre saghe dello stesso genere, quali Weyland e Yutani. Come vedete l'effettista inglese Stephen aveva tutte le carte in regole per sfondare, come è accaduto con il suo Blade (padre di tutti i film Marvel di successo) ma anche di affondare con La leggenda degli uomini straordinari e portandolo nel ritirarsi a vita privata per lavorare (ancora adesso) ad un film, da ben più di 18 anni.
La trama vien da sé: La multinazionale Chaank Armament Corporation produce armi mortali in un futuro molto prossimo. Per la multinazionale collabora uno scienziato pazzo, Jack Dante, divoratore di cartoni animati e di riviste pornografiche, nascosto in un bunker dove vive e dove sta progettando all'esperimento WarBeast, dove si sta costruendo un automa da guerra completamente d'acciaio e indistruttibile. Poiché l'esperimento riesce lo scienziato si adopera per asservire i vertici della società al suo volere minacciandoli con la sua invenzione con la quale uccide chiunque cerchi di opporglisi. La dottoressa Hayden Cale, della quale Dante è innamorato, indaga sulle uccisioni dei nemici dello scienziato, il quale è a conoscenza delle sue indagini ma la lascia fare. Nel frattempo, un piccolo team d'intervento composto da tre attivisti ecologisti, penetra nella sede della multinazionale per indagare sulle sue attività, scoprendo l'esistenza della macchina mortale. Nel tentativo di distruggerla verranno aiutati dalla dottoressa Cale, e tutti insieme dovranno cercare di sfuggire agli attacchi sferrati dall'automa di Dante che vuole ucciderli per nascondere la verità. Come avete potuto appurare, il film è un residuo bellico delle tematiche sci-fi anni 80, potenziato dalla deriva particolareggiante degli anni 90 e alimentato dalla voglia di fare cinema, da parte, di un effettista di talento.
La cosa più predominate con cui veniamo a contatto è senza dubbio l'eco stilistico dell'Aliens di Cameron (ma direi anche RoboCop, Die Hard questo giustto per ciotarne un paio in più), partendo dalla scelta della fotografia passando infine al magnifico mostro meccanico (un Tirannosauro) rappresentato dal WarBeast, che è una riproposizione della ben ancora più iconica Regina dell'alveare Xenomorfo. Dei tre atti del film, probabilmente quello finale ne valorizza di più il girato, fornendo l'azione vera e propria che il regista cerca, in cui la capacità di mettere in mostra il mostro prende la meglio su una trama che nei primi due atti è totalmente derivativa. La capacità, lenta purtroppo, dei primi due atti di far spazio al finale è minata forse da una poca esperienza alla sceneggiatura e in particolare, al volere mettere tutto quello che tirava al tempo, con l'avvento della grande onda animata giapponese in occidente, in una sola ora. Fatto sta, che durante quell'incedere abbastanza lento della trama, certe cose funzionano e anche gli attori non sono male nel rendere credibile la storia: Ely Pouget è una decente protagonista femminile dai rimandi Ripleyriani, Richard Brake anche agli albori è sempre stato un ottimo caratterista, abbiamo anche modo di vedere una giovanissima Rachel Weisz e in particolare ci troviamo davanti ad un Brad Dourif che domina la scena e trascina la trama fino al suo compiersi, l'attore ci mette tutta la follia possibile nel suo personaggio creando quasi un Joker ante litteram. Merito di Dourif la riuscita (parziale) dei primi due atti, ma la vera essenza di questo film è il WarBeast, una dei più interessanti mostri cyborg partoriti nel vasto immaginario sci-fi degli anni 90. Probabilmente in grado di giocarsela con il bellissimo RoboCane in RoboCop 2.

Concludendo, questo film è da valutare nei suoi pregi ed evidenti difetti dal preciso periodo in cui è stato girato, dal talento acerbo del novello regista e dal simposio di temi anni 80 che si porta dietro. Inoltre, tenete conto che è il classico esempio di quando un tecnico degli effetti speciali (dopo tanta gavetta) diventa regista; quindi, le cose che più gli riescono non sono la trama ma la messa in mostra. In sé, il film è un residuo bellico degli anni 80, ma potenziato dalla vena animata cyberpunk giapponese (infatti il film è una produzione di stampo britannico-giapponese) approdata con tanto vigore negli anni 90. L'atto finale, il WarBeast e Brad Dourif sono le migliori cose che si possono ammirare nel progetto e le più riuscite. In questo film troviamo anche le basi che portano al grande successo del regista in inglese e forse anche al suo declino.


Commenti