The Green Inferno (2013) Il verde inferno cannibale di Eli Roth, sui sentieri di Ruggero Deodato e Umberto Lenzi

Prima o poi dovevo parlare di Eli Roth, altro cineasta "di pancia" che condivide con noi l'immensa passione per il cinema di genere. Visto che ci sono posso anche ritornare al tema del cannibalismo cinematografico, che trae il suo più grande periodo prolifico in Italia (tra gli anni 70 e 80) attraverso due grandi maestri come Ruggero Deodato e Umberto Lenzi. Conoscendo Roth, non stupisce l'influenza dei due registi italiani, in particolare Deodato, già partendo dal titolo della pellicola che è una diretta citazione a Cannibal Holocaust stesso.La genesi del film risale al suo annuncio al Festival di Cannes nel 2012, che fu seguito poi dalla scrittura della sceneggiatura assieme a Guillermo Amoedo per poi passare alle riprese fatte tra Chile e Perù. Il film venne vietato in America ai minori di 17 anni non accompagnati (Rating R), mentre in Italia viene vietato ai minori di 18 anni per eccessiva crudeltà di alcune immagini e presenza di contenuti troppo esplicitamente violenti. Nel cast creativo possiamo trovare: Lorenza Izzo (futura moglie del regista), Sky Ferreira, Daryl Sabara e Kirby Bliss Banton.
La trama vien da sé: un gruppo di studenti ambientalisti lascia New York per raggiungere l'Amazzonia peruviana in modo da salvare dall'estinzione una tribù locale e bloccare la distruzione di una parte della foresta amazzonica minacciata dall'arrivo dei bulldozer e di mercenari armati pagati dalle grandi multinazionali. Gli attivisti sono pacifici e, col solo uso dei loro telefonini, puntano a smascherare le illegalità in atto mettendo in streaming le riprese video del disboscamento. Dopo la loro azione dimostrativa e la fuga, l'aereo del gruppo precipita tuttavia nella giungla e gli attivisti vengono catturati dagli indigeni, che si rivelano degli efferati cannibali. Come vedete il film è un omaggio di Eli Roth ai film sui cannibali made in italy, però con la coscienza di non potere fare meglio (o peggio) del tanto discusso film da cui è ispirato. Quindi: niente stupri, razzismo e massacri di animali realizzati senza trucchi, solo la voglia di fare cinema, difatti Eli stesso dihiarerà di averlo girato sentendosi come Werner Herzog o Terrence Malick.
Il film scorre (come il sangue) tranquillamente, l'inizio del secondo atto è dove la violenza scoppia però in modo gagliardo e sanguigno. Ma l'approccio è lontano dallo stile di Hostel, nonostante rimanga la vena satirica e sarcastica, nel senso che non inaugura un genere (il torture porn) che ci ha inondati con una discutibilissima genia. E' un film puro, casto nella sua rappresentazione di violenza e di sberleffo di come gli americani pensano di sentirsi in giro per il mondo, senza contare la frecciatina alle comunità umanitarie. Eli Roth è praticamente libero di muoversi come vuole lui nel registro narrativo, passando dalla violenza all'umorismo caciaronme anni 70 (di cui è anche grande fan) senza troppe riflessioni. Non male la prova di Lorenza Izzo ,che si dimostra una più che degna attrice in grado di essere credibile come protagonista. Tirando le somme questa pellicola è un peccato di gola, disinibito, sbruffone e maledettamente terra terra, ma si concede il lusso d'imporre almeno un paio di scene che sono memorabili per il genrre cannibalico. Questo non toglie il bellissimo sguardo ironico, tipico di Eli Roth, che offre forse la miglior chiave di lettura del suo paese e sui difetti del nostro tempo. Da citare il dietro le quinte del film che è da scoprire, in quanto vermanete genuino e mostra come ci si possa divertire (senza animale ferire, non è vero Ruggero?) facendo cinema di genere.


Commenti

  1. Ero andata aspettandomi un macello, mi ero trovata davanti un film anche troppo "ripulito", non brutto esteticamente, anzi, probabilmente parliamo del più maturo di Eli Roth a livello di regia, però mi ha lasciato ben pochi ricordi...

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    1. Si, si. Un Eli abbastanza moderato, per quanto possa esserlo nei suoi eccessi.

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