Mouse Hunt (1997) Un topolino sotto sfratto di Gore Verbinski


Essendo che siamo in periodo natalizio, mi viene voglia anche di spolverare alcune perle che hanno fatto la mia infanzia negli anni 90 e che mettevo sovente in rotazione nei miei periodi di vacanza. Come sempre siamo nei miei ricorrenti anni 9,0 ma ho anche modo di ritirare in ballo il tema dell'opera prima, nomen loquens, quella che nella maggior parte dei casi è un manifesto di quello che sarà poi il cineasta nello sviluppo della sua carriera.Mouse Hunt uscito nell'Aprile del 1997 è senza alcun dubbio un affresco del regista al suo debutto, sto parlando ovviamente di Gore Verbinski, che da qui in poi avrà una carriera di film spettacolari ma anche adatti ad un pubblico più di quanto può esserlo quello di genere. Verbinski, come tanti, arrivava dal mondo delle videoclip musicali in cui ebbe modo di fare diversi lavori per i Bad Religion e pure per i Monster Magnet, nel suo grande passaggio da quel mondo a quello del cinema si trovò al timone di questo progetto che in Italia porta il carinissimo nome di Un topolino sotto sfratto. È stato il primo film per famiglie ad essere distribuito dalla DreamWorks Pictures, inoltre, si classificò secondo al botteghino solo dietro a quella corazzata che porta il nome di Titanic, un successo che dai 30 milioni ne fece anche più di 130 e che spalancò le porte di Hollywood al regista Gore Verbinski.

La trama vien da sé: dopo la morte del padre, il magnate Rudolf Smuntz, i fratelli Ernie e Lars Smuntz ereditano la fabbrica di spago del genitore, dotata di attrezzature arretrate e in grave crisi finanziaria; a loro insaputa, ereditano anche una vecchia casa in campagna, di cui il padre stranamente non aveva mai parlato loro e che è infestata da un irriducibile topo che gliene combinerà di tutti i colori. Il film, quindi, segue due fratelli in stile Stanlio e Olio nella loro lotta contro un piccolo ma furbo topo domestico per il possesso di una villa che era stata loro voluta dal padre. Nonostante il film sia ambientato alla fine del XX secolo, gli stili spaziano in modo umoristico dagli anni '40 agli anni '90. Inutile comunque girarci attorno, un punto di vista oggettivo è impossibile da stendere per me su questa pellicola in quanto artefice anche della mia gioiosa infanzia. Però è facile notare come lo sceneggiatore Adam Rifikin abbia preso a piene mani la potenza dello slap-stick convertendola alla metodologia tipica dei film di maggior successo di quella decade. Memore delle lezioni di Peter Seller e Blake Edwards nella potenza scenica di un certo tipo di commedia si è voluta unirla al catastrofismo da home-invasion portato alla ribalta da John Hughes con il suo Home Alone, senza scordare i leggeri toni da commedia nera portati da Barry Sonnenfeld. Ma non bisogna anche scordarsi la direzione artistica del film che permette la grande realizzazione del soggetto, superando l'ipotetica sospensione dell'incredulità e anche in barba al giudizio di Roger Ebert e alla sua critica agli effetti speciali digitali.
Per interpretare il topolino sono stati utilizzati sessanta animali vivi (addestrati da Boone Narr), un pupazzo meccanico (costruito da Stan Winston) e immagini digitali (della Rhythm and Hues). Il risultato è un carinissimo e ben riuscito film, che grazia all'universalità e rodaggio degli stili utilizzati può favorire anche il divertimento dei più grandi. Il topolino è una bellezza da vedere perché gli viene data una ben precisa personalità anche senza mettergli in bocca una sola parola o pensiero (memorabile il suo scontro contro il demoniaco felino che porta il nome di Catzilla), la casa favorisce un altro elemento vivo che regge per tutto il girato e senza dubbio bisogna citare l'ottimo cast che permette la credibilità di questi due soggetti non del tutto concreti. La coppia di fratelli pasticcioni ma dal buon cuore porta il supporto di due bravi attori come Nathan Lane (che debuttò in Addams Family Values) e Lee Evans, ai quali si aggiungono un indimenticabile Chritopher Walken nei panni di un mefistofelico disinfestatore, Vicki Lewis (Godzilla di Emmerich) nei panni della moglie approfittatrice e nel ruolo del padre William Hickery (a cui il film è dedicato). Impossibile non amarlo per la genuina e abbastanza catastrofica comicità, che trova forza sia negli attori in carne e ossa ma anche (maggiormente) in quelli del pestifero topolino che sul finale si rivelerà anche lui di buon cuore verso i fratelli. Tirando le somme il film rispecchia l'anima di Verbinski e del suo cinema che qui tramuta un cartone animato in una pellicola carne e ossa (immensa direzione e impostazione delle riprese), capace d'intrattenere tutta una famiglia tramite la spettacolarità del cinema e dei suoi mezzi, come poi dimostrerà nel resto della sua carriera, concedendosi anche invasioni un po' più nere come questo film , anche, parzialmente accenna. Ultimo cenno alla spettacolare e quanto mai più che viva colonna sonora di Alan Silvestri, altra bellissima perla che figura nei suoi tanti anni di lavoro nella settima arte.


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