Dèmoni (1985) Il manifesto dell'horror anni Ottanta italiano

 


- Chi indossa la maschera diventerà un demone e spargerà la sua peste e infetterà il mondo. E faranno dei cimiteri le loro catteddrali e delle città le vostre tombe. -

La storia del cinema horror italiano, come ben sapete, inizia nel 1960 con "La maschera del demonio" di Mario Bava. Successivamente il cinema nostrano arricchì notevolmente il genere fantasy con opere celebrative di un'estetica prettamente europea, capace di adattarsi a tutti gli sviluppi del genere nell'arco di un quarto di secolo. È così che il cinema fantasy italiano è passato dall'horror sommesso di Antonio Margheriti al gore più radicale di Lucio Fulci, pur rimanendo ogni volta fedele a un'estetica gotica/giallo stabilita da Bava. Quindi veniva naturale che a metà degli anni 80 fosse proprio il figlio di Mario Bava, Lamberto, l'artefice di una pellicola facente manifesto dello status dell'horror a quei tempi.

Dopo l'uscita del giallo "La casa con la scala nel buio", dell'action "Blastfighter" e dell'horror fantascientifico "Shark - Rosso nell'oceano", il regista Lamberto Bava considerò la possibilità di realizzare un film horror in tre parti scritto da Dardano Sacchetti, simile al lavoro fatto dal padre con "I tre volti della paura". Una delle storie riguardava dei mostri che provenivano da uno schermo cinematografico e attaccavano il pubblico, una storia che a Bava piaceva più delle altre due e iniziò a trasformarla in un lungometraggio. Dardano e Bava portarono il loro trattamento di 25 pagine per il film al produttore Fabrizio De Angelis, che voleva utilizzare le immagini delle pellicole di Lucio Fulci come film all'interno del film per ridurre i costi. I due si rivolserò a quindi Luciano Martino, il quale gli suggerì di prodursi il film da soli. Nel frattempo, Dario Argento, che era fresco del successo finanziario di Phenomena. Si unì al progetto, influenzandolo col prorpio stile portandovi pure Franco Ferrini nell'intento di fare aggiunte alla sceneggiatura. Ferrini dichiarò, in seguito, che il suo contributo alla sceneggiatura consisteva nel ritardare l'ingresso dei demoni, che secondo lui apparivano troppo in anticipo nel film. Sacchetti ha poi detto che Argento lo ha pagato e costretto a lasciare il progetto, salvo richiamarlo per dare alla sceneggiatura un tocco finale.



La trama vien da sé: Una sera Cheryl (Natasha Hovey), dopo essere scesa dalla metropolitana di Berlino, comincia a camminare e, d'improvviso, sente dei rumori che la spaventano. A un certo punto le appare dal nulla un uomo con metà faccia nascosta da una maschera che la terrorizza e la mette in fuga. Dopo averla raggiunta e fermata, le da un biglietto per la proiezione di un film horror in uscita in un nuovo cinema. Passato lo spavento iniziale, la donna prende anche un ticket per la sua amica Kathy (Paola Cozzo) e le due si godono la serata. All'ingresso del multisala c'è una statua con le sembianze di un nuovo che ha una maschera da demone. Una prostituta per scherzare la indossa e nel farlo si taglia. Trattandosi di una ferita superficiale decide di entrare in sala, ma mentre sta guardando il film comincia a perdere molto sangue. Così va nella toilette del cinema dove si accorge di avere una strana escrescenza sul viso che improvvisamente esplode. Quando la sua amica va in bagno per cercarla la trova con gli occhi gialli e con uno strano liquido biancastro misto a sangue che le esce dalla bocca. Non fa in tempo a realizzare che la ragazza è diventata un demone che quella le si avventa contro graffiandola sul collo. Lei sarà solo la prima di una lunga serie di vittime.

Inutile dire che di per sé fare un film horror ambientato in un cinema è stato maestro d'idee (non è vero Tarantino?), è stata una delle trovate più suggestive che Lamberto Bava ha messo in campo in questo film (senza scordarsi l'idea della katana e della moto) che risulta un manifesto del cinema dell'orrore negli anni 80 in Italia, nei difetti ma in particolare nei pregi che si porta dietro a livello di sceneggiatura e stile. Lamberto Bava dimostra d'essere figlio d'arte non solo nel cognome che si porta dietro. Forse con una caratterizzazione migliore dei personaggi e della storia il film sarebbe stato ancora più iconico, ma io lo tengo così con i suoi "difetti caratteriali" dati dall'epoca in cui è uscito. In particolare le aggiunte fatte da Dario Argento si sentono, tra queste l'incredibile esplosione di violenza nel secondo atto, in cui rieccheggiano diversi pezzi rock e la colonna sonora di Claudio Simonetti dei Goblin. Il cast fa il suo con dovere, partendo dalle bellissime Natasha Hovey e Nicoletta Elmi passando infine per la mefistofelica presenza mascherata di Michele Soavi (che era pure l'aiuto regista). Nonostante possa sembrare una derivazione di "Evil Dead" di Sam Raimi (uscito quattro anni prima) con i suoi indemoniati (senza parlare poi degli apocrifi seguiti che ha avuto a livello nominativo in suolo americano), l'originalità di Bava nell'applicazione della trama e dello svolgersi degli eventi rende il prodotto finale un'isola a sé, che sa regalare uno svolgersi incalzante ritmo narrativo con un finale anarchico alla Carpenter.



Commenti

  1. La bellezza assoluta di un nostro film che però, sembra uno degli horror americani degli anni '80, quel periodo incredibile che Lamberto Bava ha cavalcato alla grande, non a caso questo è uno di quei titoli che fa (s)bava(re) anche gli Yankee. Cheers!

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  2. Mi mancano dei tasselli...in ogni caso visto e piaciuto questo, un filmetto carino ;)

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