The Gentlemen (2019) Brit Pulp mon amour



Era da un po' che non vedevo un film di Guy Ritchie, il buon europeo che aveva portato il suo brit pulp alla corte di Hollywood, per poi adagiarsi sugli allori del mestierante di determinati copioni Hollywodiani. Questo film serve per far conto di quello che è diventato visivamente (un pastiche che non lascia nulla a caso per le nuove generazioni, ma nel suo stile), se "Lock, Stock and Two Smoking Barrels" era il biglietto da visita e chiusura di un certo cinema stile anni 90, si è passati poi a "Snatch" e "RocknRolla" che sono rispettivamente: inizio degli anni 2000 e chiusura rappresentativa di quel periodo e del suo stile. Infine si giunge a "The Gentlemen", ideale quarto tassello di questa ideologia stilistica di Ritchie.In esso non vi è nulla di più di quanto abbiamo visto in passato, ma vi si può trovare una contemporaneità sempreverde nel suo approcciarsi nelle decadi. Con un ritorno alle origini Guy ritrova parecchio del suo smalto, ok il film non sarà originalissimo, si sente tanto l'influenza di Tarantino e del cinema contemporaneo.


Tra la narrazione polifocalrle, un montaggio alternato/parallelo che non lascia momenti di tregua, lo humor sopra le righe, una regia virtuosa che regala anche qualche trunk shot, un set di caratteristi niente male, con il grande Colin sugli scudi, che pur non apparendo molto regala una figura bizzarrissima come quella del coach. Hugh Grant nella parte dello sceneggiatore, che fa da narratore nella cornice di tutta la vicenda, che in realtà è parte di una sceneggiatura all'interno del film stesso, mescolando realtà e fantasia a piacimento del narratore stesso, ed effettivamente non si sa quanto di quello detto allo spettatore sia vero o meno. Infine Matthew McConaughey, qui nel ruolo del leone, il re della giungla, che per essere il re deve far si che non ci siano dubbi su chi sia il re. Beh che dire cazzutissimo. Fantastica l'esplosione finale, quando gli toccano ciò che è più caro, che no, non sono le piantagioni. Pieno di action, personaggi cazzuti, british humor, complotti, plot twist e contro plot twist, ganja, teppistelli, mafie russe e cinesi, videoclip musicali dal dubbio gusto, qualche morte molto stupida e un bel po' di divertimento, questa volta Guy Ritchie non vi deluderà.



Una chiusura ipotetica delle prime due decadi del 2000 americano proto-Tarantiniano. Il cast non mente di certo in questo: Matthew McConaughey, Charlie Hunnam, Hugh Grant, uno splendido Colin Farrell e il sempre fedele Eddie Marsan parlano da soli sulla qualità degli interpreti, a cui aggiungiamo la quota rosa di Michelle Dockery (chiamata a sotituire Kate Beckinsale). La regia segue la sceneggiatura, che si snocciola nei classici monologhi e colpi di scena tra i criminali che pensano sempre di essere un passo avanti agli altri, ma che in realtà (per un motivo o per l'altro) erano solo parte del piano. Inutile poi citare il meta-citazionismo nel quale lo stesso Ritchie si presenta nel finale, che parla da solo in questa pellicola che dimostra come (e quando ne ha voglia) il cineasta di Hatfield abbia sempre una pallottola pronta a sparare con fragore nel suo genere preferito.



Commenti

  1. Bello e divertente/divertito, insieme a tutto quello che vuoi... Ma sai quando ti raccontano la stessa barzelletta cambiando il nome del protagonista? Ecco, mi ha dato quella sensazione 😅😅

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