Godzilla Minus One (2023) Gojira mon amour


Questo film dimostra, anche se è un'affermazione ovvia, che quando si tratta di Godzilla i giapponesi sanno come fare un'opera sempre interessante e pregna, visto che sopratutto è una creatura nata dal loro immaginario collettivo e prima ancora storico della loro patria. Nulla contro le versioni americane, che nel loro lo hanno sempre omaggiato degnamente, ma in questo nuovo progetto, scritto e diretto da un grande Takashi Yamazaki, che pone ancora una volta un reset narrativo del kaijū più famoso del mondo, si sente la voglia di rinnovare attraverso il classicismo più genuino possibile (nonostante le trovate più interessanti abbiano un sapore, guarda caso, di un regista come Steven Spielberg).




La guerra non finisce mai per chi ha avuto modo di viverla e combatterla, questo è un sottotesto che si percepisce e viene mostrato più volte, i sensi di colpa e le mancanze di una nazione verso i propri cittadini lasciano cicatrici evidenti, ma anche la voglia di proteggere le nuove generazioni e preservarle da tali errori proteggendole con ogni mezzo possibile contro una minaccia che sovverchia ogni logica possibile (in questo il titolo "Minus One" rende bene l'idea). Quindi per questo il contesto umano è sviluppato ottimamente (ambientarlo nei fasti del dopo guerra è stata una scelta intelligente e funzionale) e contribuisce al crescendo fino all'atto finale, in cui spicca senza dubbio il protagonista, interpretato da Ryūnosuke Kamiki, che si trasforma dal codardo condannato dal proprio paese a morire suicida (un pilota Kamikaze) a un eroe tipo il Maverick di Cruise (o ancora meglio il Russell Casse di Randy Quaid in "Independence Day" di Roland Emmerich) pronto al sacrificio massimo per la gente che ama. Godzilla come sempre ruba la scena agli umani quando si presenta, effetti speciali corposi e vivi, in cui le mie scene preferite restano quella del peschereccio e il mastodontico attacco a Ginza con tanto di leggendario soffio atomico.


Stuzzicante la classica trovata in stile nipponico per abbattere il kaiju, che compensa la mancanza di mezzi con il cuore e la solita scienza. Un lavoro questo 33° film (quinto per l'era Reiwa) che non perde a confronto con il primo (iconico) film di Ishirō Honda e che allo stesso tempo è il retro della medaglia del ben più contemporaneo (anche come ambientazione temporale) e intellettualmente satirico "Shin Godzilla" di Anno, anche se pure Takashi Yamazaki fa l'occhiolino a una certa estetica proponendo un Godzilla che si può rigenerare (anche solo dal cuore) come il Cell di Akira Toriyama. In poche parole è uno dei blockbuster più riusciti degli ultimi anni in cui la fantastoria sci-fi combacia ottimamente con le parti drammatiche, leggere e catastrofiche che risultano tutte elaborate in modo sopraffino.




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