Pig (2021) Il cuoco, il ladro, suo figlio e la maialina


Non lasciatevi ingannare dall'aspetto revenge movie con un Cage sopra le righe, sarebbe un madornale errore: primo perché una sinossi/trailer/teaser non sarà mai il film, come una copertina per un libro, secondo perché seguire quel gregge che ancora oggi scredita lo stesso Cage, perseverando su quella bambinata di cultura dei memi lascia il tempo che trova è terzo fondamentale comprendete nella visione la chiave di lettura della pellicola che sa essere profonda e malinconica come poche nel suo genere.


Il regista/sceneggiatore Michael Sarnoski indubbiamente intraprende i binari del genere vendetta fatta da un signor nessuno che si rivela qualcosa di più grande, ma è solo un mero mezzo narrativo per poter raccontare una storia molto più elaborata e toccante (splendidamente fotografata da Patrick Scola). Il dualismo musica classica e cucina che ci viene suggerito poi, raddoppia il valore mostrando come tutte e due le arti condividano una struttura della perfezione nel tempo: possono far riaffiorare ricordi, calmare l'anima e tante altre cose inerenti anche alla ben più articolata concezione della sinestesia. Questo risvolto culinario, che mi fa emergere i bei ricordi di un certo film di Greenaway (e anche il recente The Menu), mostra come la cucina sia un ottimo mezzo narrativo per raccontare una storia potente attraverso i generi cinematografici. Ma non è solo gusto questo film, è anche l'accettazione della perdita e la comprensione delle proprie debolezze. La pellivola però  soffre di renderlo più grande di così talvolta, della sua voglia di costruire un mondo con una propria mitologia in modi talvolta non necessari. Stessa pecca dei seguiti di John Wick tra le altre cose.


C'è una scena in cui viene rivelato che il maiale non era così importante nella ricerca dei tartufi, come aveva fatto sembrare inizialmente, spingendo il personaggio di Alex Wolff a porre la domanda: - Allora perché cazzo abbiamo fatto tutto questo? - Cage fa una pausa, pensa davvero alla domanda, poi risponde: - Perché le voglio bene -. Non è interpretato come uno scherzo, è interpretato in modo così schietto, così sincero, che chiunque abbia mai amato un animale domestico capisce, il personaggio di Wolff capisce: questo è ciò che è questo film. La fragilità umana viene continuamente rimarcata, in particolare nei rapporti famigliari, sociali e pure lavorativi. Un cast davvero sul pezzo, che non fa mancare niente, ma Cage mette ancora una volta la marcia in più al film, con il ritratto del suo formidabile chef ritiratosi a vita naturalista con la propria dolcissima maialina nelle foreste dell'Oregon, dopo la perdita di sua moglie. Un film non scontato, che sa essere davvero sorprendente.

Commenti

  1. Meraviglioso, il film bello del Maestro Cage uscito quando ne avevo più bisogno. Cheers! - Cassidy

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    1. Un signor film indipendente, la scena della cena poi è davvero potentissima! Grazie per la visita Cassy!

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