Jacob's Ladder (1990) Allucinazione perversa, l'incubo ad occhi aperti di Adrian Lyne


È un film di guerra? Un horror psicologico? Una storia horror religiosa? Un dramma sul disturbo da stress post-traumatico? Un dramma legale? Un thriller di cospirazione? Tutto questo porta solo a chiedersi allo spettatore cosa stia guardando e di logica cosa stia accadendo innquesta sorta di allucinazione perversa che è il film. Direi che per il tempo, inizio 90, era qualcosa di davvero originale e imprevedibile, visto ora forse perde le sue potenzialità dato che è stato copiato fino all'inverosimile, giusto un paio di "Hellraiser" per farci capire. Buona la regia di Lyne, che qua e là quando può ci mette sempre la sua sessualità repressa, non male poi la fotografia di Jeffrey L. Kimball uno che ha da sempre il tocco magico con le luci.



Ma la vera potenzialità del film è data dall'allucinata sceneggiatura di Bruce Joel Rubin (ispiratrice dei videogiochi di Silent Hill in seguito), che proietta il protagonista verso una discesa all'inferno e nel mentre si permette pure un attacco anti-militarista contro la Guerra biochimica del solito Vietnam. Altro discorso il casting: Tim Robbins in parte come sempre, senza contare il supporto di caratteristi come Elizabeth Peña, Danny Aiello, Pruitt Taylor Vince, Ving Rhames e un piccolissimo Macaulay Culkin. È come se il film fosse un sogno/incubo ad occhi aperti, operando brillantemente su quella logica del sogno malato, ma ha ancora perfettamente senso quando ci pensi più tardi quando l'epilogo svela tutto. "Jacob's Ladder" ha un finale a sorpresa che è ormai conosciuto, ma non al momento della sua uscita e in questo trova anche la sua vera anima di stupire lo spettatore.




Commenti

Quello che tira di più