Judas and the Black Messiah (2021) Una talpa nascosta tra le pantere


A tratti di stampo documentaristico, quando le necessità di trama e spiegazioni debbono entrare per forza di cose nel vivo, ma anche dannatamente crudo nella storia sociale (puramente americana) che viene spiegata come può esserla quella riguardante le Pantere Nere. In tutto questo pugno allo stomaco storico/politico/sociale che risulta il film comunque non viene tralasciato però l'aspetto tenero, poetico e romantico che la storia si può concedere a livello di romanzamento, che comunque deve avere il suo spazio all'interno di un film. La pellicola riguarda essenzialmente il progressismo, una trasformazione che ruota attorno alle questioni razziali in America, alle decisioni dei personaggi e al potere.



Lakeith Stanfield interpreta Bill O'Neal, un uomo emotivamente confuso la cui morale diventa apparentemente diversa nel tempo. Da una delle scene iniziali, vediamo che sembra essere un imbroglione, un uomo che vuole la giustizia sociale ma le cui azioni non sempre giustificano le sue motivazioni. Il suo arco narrativo è definito, si trasforma da un uomo a cui manca la fiducia in uno che abbraccia la sua situazione e lotta per i suoi diritti. Daniel Kaluuya interpreta Fred Hampton, il fulcro di questa potente storia, Hampton è un uomo che promuove costantemente la forza e l'uguaglianza per il suo popolo. Il suo personaggio è riccamente stratificato e avvincente, il che consente al pubblico di connettersi pienamente con lui. La pellicola vive della dicotomia dei due protagonisti: uno il vicepresidente di un partito/movimento politico/sociale considerato terrorista e sobillatore, l'altro cardine del controspionaggio ovvero una talpa convertita dal reietto che era ma comunque fedele e forte alle idee politiche che esso segue fino alla morte. Daniel Kaluuya e Lakeith Stanfield si fanno carico nella loro interpretazione della storia e della narrazione in maniera illustre e con la giusta caratterizzazione dei loro personaggi, senza contare il solito Plemons che si ricama l'abito e la faccia come sempre e un Martin Sheen formato J. Edgar Hoover davvero interessante. 



Shaka King coglie un momento cruciale della storia Americana, che in mani men attente sarebbe risultato stucchevole, rendendolo una tragedia intelligente e senza compromessi sulla paura e il potere che dipinge adeguatamente la storia di Bill O'Neal sia come ribellione di schiavi che come un atto di guerra, Fred Hampton aveva 21 anni quando fu assassinato dall'FBI, ventun 'anni. Verrebbe da dire che questa è la controparte di "The Departed" di Scorsese, solo che di mezzo non vi è un genere cinematografico ma anche una tragica storia che la fatalità degli eventi ha segnato una nazione in un periodo assai turbolento. Da vedere, comprendere e approfondire così che il quadro generale che la pellicola vuole rappresentare non venga perso nella sua profondità con la quale vuole offrire la storia raccontata.

Commenti

  1. Anche questo come l'altro, ma con un attore sempre più bravo e sorprendente.

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