Road House (1989) Il buttafuori più figo degli anni 80



Scevro da qualsiasi influenza data dal periodo di produzione (fine anni 80) di cui si porta dietro gli evidenti difetti e pregi, questo film è un western fatto e finito o per megliore il neo-western più anni 80 che si possa trovare sulla piazza, le pistole sono sostituite nel 90% da cazzotti/risse tralasciando solo l'epilogo finale ovviamente. Le dinamiche dell'eroe che arriva nella città, riportando l'ordine e avendo del tenero con la ragazza giusta che redime il suo cuore ci sono tutte, come anche il cattivo padrone della cittadina fautore di soprusi e l'amico carismatico, nulla toglie dalla mia mente questi luoghi comuni che rimandano al più classico dei generi cinematografici statunitensi. Il regista Rowdy Herrington, attraverso la sceneggiatura di David Lee Henry e Hilary Henkin, prende un genere cinematografico cardine dello stato con la bandiera stelle e strisce e lo trasmuta attraverso una contaminazione anni 80 e in salsa southern (vedasi redneck) nel migliore dei modi possibili, cosa che mi fa capire il culto che si porta dietro come pellicola.



Sarebbe stupido negare il merito al protagonista, Patrick Swayze è l'eroe congeniale con il suo essere un bonaccione ma anche con una presenza fisica imponente in grado di reggere il peso divistico del ruolo, grazie al suo anti-eroe (non senza macchia) senza paura, non grosso ma dal carisma grosso e in particolare dal cuore grossissimo. Se aggiungiamo come cast di contorno poi: Ben Gazzara come cattivo, Sam Elliot come spalla in formato carismatico quasi antesignano cowboy del Drugo dei Coen, Kelly Lynch affetta da biondismo (ma strizzo l'occhio pure a Julie Michaels in questo) come intrallazzo amoroso e infine sgherri malevoli che riportano il nome di Terry Funk e Marshall Teague la ricetta è fatta, il cast (senza contare gli altri caratteristi, tra cui Keith David) che fa da cornice completa la struttura narrativa della pellicola nel migliore dei modi. Ma toglierei i dovuti meriti se non menzionassi Dean Cundey, davvero, il direttore della fotografia tira fuori il meglio dal girato catturando ogni volta i momenti giusti e con le giuste inquadrature, un lavoro sopraffino e di talento che non deve essere messo da parte.



Completa tutto questo grande elogio, dal sapore fortemente anni 80, la colonna sonora che accompagna il film, abilmente selezionata da Michael Kamen che si avvale anche della presenza di musicisti come Jeff Healey e Kathleen Wilhoite, come anche di rivisitazioni di classici del rock messi ad hoc a seconda delle scene (come il pezzo del mitico Otis Redding). Il duro del Road House ha come protagonista il buttafuori più carismatico di tutti gli anni 80, ma sotto a quella superficie splendente batte un cuore tipicamente western di vecchio stampo, innegabile la fama che il film si porta dietro.

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