Dragon: The Bruce Lee Story (1993) La storia di Bruce Lee, attraverso il romanzamento di Rob Cohen e l'amore di Linda Lee Cadwell

Indubbiamente, quando penso ai film di genere biopic negli anni Novanta mi salta in testa subito questa pellicola (e quest'anno ne fa trenta pure lui). A casa mia la figura di Bruce Lee è sempre stata presente, ma questo film è stato quello che mi ha introdotto (quando ero piccolo) all'uomo dietro alla figura del combattente marziale. Si potrebbe accusare la pellicola di una certa mielosità, ma per me non è nulla di così derivativo nel grande quadro che è uscito fuori. Una scena che mi ha sempre colpito e che forse rappresenta meglio il tono del film è quella del cinema, dove Bruce e Linda guardano "Colazione da Tiffany"; Linda suggerisce di andarsene quando nota che Bruce è arrabbiato per il personaggio di Mickey Rooney. La sequenza è didattica, in quanto consente a Linda, che inizialmente si stava godendo il film, di comprendere e condividere la repulsione di Bruce per gli stereotipi razzisti. Il ritratto del film della vita di Bruce è una battaglia contro il pregiudizio occidentale, "Dragon" è una cura potentissima contro il razzismo istituzionalizzato dell'industria cinematografica statunitense.
Terzo film del regista newyorchese Rob Cohen (il mio preferito nella sua filmografia) che oltre alla regia firma la sceneggiatura (scritta grazie all'aiuto anche di John Raffo ed Edward Khmara) partendo dai soggetti dei libri: "Bruce Lee: The Beginning" di Robert Clouse e "Bruce Lee: The Man Only I Knew" di Linda Lee Cadwell (che è produttrice essa stessa), alla produzione invece troviamo Raffella de Laurentiis. Nonostante si notano delle incongruenze storiche e una narrazione romanzata dei fatti ci viene mostrata una bellissima biografia del grande Bruce Lee. Interessante l'aggiunta della figura del demone da parte del regista, messa come simbolismo della lotta interna che attraversava questa icona mondiale nel corso degli anni. Adatto e mai fuori narrazione il montaggio di Peter Amundson, unito poi agli effetti speciali di William H. Schirmer e alla scenografia di Dayna Lee che ne riesce a valorizzare l'immagine oltre che il simbolismo. Più che adatta la colonna sonora di Randy Edelman, con un incantevole ed epico leitmotiv che accompagna tutto il film.
In sintesi: romanzato per forza di cose, buonista ma molto umano (per me il lato più bello del film) senza poi contare la regia di maniera da parte di Cohen nei vari tipi di registro narrativo, partendo dagli scontri corpo a corpo passando poi per la vita reale e infine le fasi oniriche dove è presente la figura del demone. Degna di nota la coppia protagonista della pellicola: un immedesimatissimo Scott Lee che ricalca in tutto e per tutto la figura mitica di Bruce, cosa non facile visto il peso divistico del personaggio e una splendida (e biondissima) Lauren Holly che porta sullo schermo un personaggio romantico e ricco di sfumature psicologiche. Da citare anche nel cast secondario la presenza di Wagner che ben interpreta il suo personaggio senza stereotiparlo o banalizzarlo. Un film che narra il mito di questa gran figura, che non si perde mai nel fine a sé stesso, ma che riesce nell'intento di raccontare la storia del mitico Bruce Lee.


Commenti

  1. non lo vedo da un sacco di tempo, lo dovrei recuperare

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    1. Io ne ho sempre un bellissimo ricordo, vuoi perché ci sono cresciuto ma anche perché mi ha fatto conoscere l'uomo dietro al mito.

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  2. Mi è rimasto in testa, insomma indimenticabile, non tanto il film quanto la storia, che alla fine mi fa sempre commuovere.

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    1. Probabilmente è uno di quei casi in cui il contenuto sovrasta la forma, lo reputo un ottimo compromesso tra romanzamento e realtà a scopo cinematografico.

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