In the Lost Lands (2025) Un weird western alla Paul W.S. Anderson, la strega & il cowboy


Un weird western (con tratti stile road movie) alla Paul W.S. Anderson. Prendere o lasciare nei pregi e difetti che ne limitano e ampliano i suoi valori guardando all'ottica di un film con il retrogusto prettamente da inizio 2000 (in particolare ai suoi Resident Evil). Buon cast (Jovovich e Batista figure eccelse) e trama compressa ed esplosiva nei giusti modi.



Paul è come un poeta nel suo personale uso della CGI a favore della sua pura fantasia cinematografica, il pittore di luci soffuse ma anche abbacinanti. Il mondo rappresentato nel film è di una ripugnanza ispiratrice, non però sulla falsariga di quello post-apocalittico in stile George Miller. Sono sicuro che W.S. si sia ispirato ad Albert Pyun, Pitch Black, romanzi fantasy degli anni '80 e poi, per finire, ha voluto mischiarli anche in un western. Non c'è niente di meglio che essere catapultati in un folle mondo fantasy sin dalla scena iniziale in cui Dave Bautista (ormai è una garanzia) guarda dritto nella telecamera e dice che racconterà una storia su una missione con dei mostri.



Probabilmente il film più vicino a un videogioco che abbia visto in tempi recenti. Dalle interazioni tra i personaggi e dai dialoghi al modo in cui ci si sposta da una scena all'altra, mi sono sentito catapultato in una narrazione massimalista e multiprospettiva con un controller in mano, mentre alternavo Gray Alys e Boyce nelle Terre Perdute. Adoro l'aspetto grafico. Ha una grinta e un fascino tangibili. Anche se non posso dire che sia il film più coerente, dato che mi sono ritrovato più volte a essere sconcertato dalla sua trama, ero così profondamente immerso che non ho potuto fare a meno di volerne ancora prima che i titoli di coda scorressero.

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