Drop (2025) È solo un appuntamento, lo sconosciuto allo smartphone
Anche se ormai, in particolare come critica comune, stare attaccati allo smartphone sia per applicazioni che per approcci sociali sia un verbo in bocca tutti, questa produzione Platinum/Blumhouse funziona nelle sue dovute limitazioni quanto nei pregi. Per certi versi sembra di vedere Brian De Palma e David Fincher (Panic Room, sei tu?) aggiornati in situazioni più odierne, questo non è poi un male per certi versi, lo stesso si può dire dei killer celati in volti ignoti che scrutano passato/presente/futuro attraverso ogni mezzo tecnologico disponibile. Se i primi due atti sono un crescendo alternato, l'ultimo è un tripudio caricato a molla che scatta attraverso l'inganno e poi si dipana attraverso la violenza nel più classico degli home invasion (ormai tratto distintivo delle produzioni Blumhouse).
Bay alla produzione si sente, ma l'apporto della protagonista intepretata da Meghann Fahy funziona alla grande (il biondismo aiuta) con le sue mimiche facciali e tempi drammatici, non male pure: Brandon Sklenar, Benjamin Pelletier e in particolare un camaleontico Reed Diamond. Intrighi in un primo appuntamento su applicazione tipo Tinder, tra passati oscuri e corruzione politica odierna, lo ripeto Landon offre gusti lontani una generazione da me, ma lo fa con il piglio giusto dei generi.
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