The Invitation (2015) Invito a party con (molteplice) delitto



Personale film facente parte del mio trittico, da consigliare, quando si parla di horror/thriller della prima decade del 2000. assieme a The Witch  & It Follows. Dopo ben sei anni dalla sua fatica, la regista statunitense di origini giapponesi Karyn Kusama (che avevo già citato qua sul blog in XX) fa il suo ritorno con una pellicola (sceneggiata da Phil Hay e Matt Manfredi), che abbandona le restrittive produzioni Hollywoodiane per orientare il suo talento nella messa in scena di una sceneggiatura capace di perturbare e sviluppare riflessioni su temi come l'elaborazione del lutto, il dolore e la felicità, tutto questo avendo la parola finale sul progetto senza beghe dai produttori. Girato in interni, luoghi che intensificano (e accrescono) la tensione grazie alla loro claustrofobicità dando una certa importanza alle riprese ad un comparto sononoro ansiolitico, "The Invitation" riesce indubbiamente a preservare il dubbio nello spettatore, che non può comprendere se il sospetto verso le intenzioni della giovane coppia sia fondato o se tale paranoia esista solo nella mente psicotica del protagonista, reso insicuro e diffidente dalla tragedia subita in passato. Per non parlare poi alla sinistra natura delle sette americane (e non) dai tratti millenaristi (o ufologiche), in questo caso è facile il rimando alla conosciutissima Heaven's Gate ed hai tragici fatti della cometa Hale-Bopp. Senza poi scordarsi l'influenza nel genere della Manson Family e del suo capo Charlie Manson.

La trama vien da sé: Invitato a una reunion di vecchi amici, il giovane e introverso Will si reca con la compagna Kira nella sua vecchia casa dove abitano l'ex moglie Eden, organizzatrice dell'evento, e il suo nuovo compagno David. Separatisi dopo la tragica morte del figlio i due ex sposi sembrano aver gestito il dramma in maniera opposta: Will è rimasto imprigionato nella gabbia del dolore, assumendo via via un carattere sempre più schivo e taciturno. Eden al contrario sembra essere riuscita a superare il trauma grazie all'aiuto di un misterioso gruppo di sostegno, una sorta di setta mistica, frequentato per un lungo periodo in Messico con lo scopo di imparare a conoscere l'arbitrarietà del dolore terreno e la possibilità di una ricompensa escatologica. Will si dimostra però sospettoso verso la nuova filosofia dell'ex compagna e dubita che dietro alla deliziosa cena che fa da sfondo alla rimpatriata si nascondano intenti veramente amichevoli.
Ma presto o tardi anche il pubblico verrà colto dal sospetto e i comportamenti della coppia, l'atmosfera grottesca e l'inusualità dei dialoghi ed il progressivo aumento dell'angoscia (che rimandano ad un fare Polanskiano), eploderanno nell'epilogo, in un climax finale in grado di imprimere alla pellicola un significato più ampio e in grado di estendersi al di là della narrazione stessa e dei singoli protagonisti. La pellicola oltre ad intrattenere è capace di far riflettere il pubblico su temi più intimisti, primo fra tutti il rapporto tra felicità e morale.  Certamente tali riflessioni sono soltanto lo sfondo su cui si costruisce la narrazione e solo lo spettatore volenteroso di andare oltre alla semplice letteralità dell'immagine cinematografica potrà coglierle e farle proprie. Per chi si volesse fermare a un primo piano di lettura dell'opera essa è comunque in grado di offrire un più che discreto prodotto di intrattenimento, forte di un soggetto originale che non cade nei cliché sempiterni che abbondano in molti prodotti di genere. Ottimo il cast, in particolare Logan Marshall-Green (nonostante prima di lui fossero in lizza per il ruolo Zachary Quinto
, Luke Wilson e Topher Grace),Tammy Blanchard ed il sempre ambiguo John Carroll Lynch. In sintesi; un thrillerone non-per-tutti, che trasmette costante (anzi crescente) malessere e disagio per tutta la sua durata, ottimi attori, un finale affascinante anche se troppo vago, uno dei migliori film degli ultimi tempi. Che merita però attenzione e partecipazione totale, una visione nel buio e nel silenzio, un film che va gustato come si gusta un calice di porto invecchiato.

Commenti

  1. Sono astemio...comunque son d'accordo con te, bel film ;)

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    1. E' un'ottima ocsa essere astemi, si evitano risvegli disastrosi e in questo caso uccisioni di massa!

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