The Lost City of Z (2016) Civiltà perduta, di James Gary
In questo film di James Gray si può ritrovare quella sfumatura di padre/figlio che verrà poi ancora amplificata con Ad Astra, in questo vi è anche il Cuore di Tenebra di Conrad. Volendo vi si può trovare l'epica d'inizio 900 alla David Lean, in cui un personaggio si eleva dal resto grazie alle sue idee e coraggio, senza sottovalutare aspetti che rimandano alla natura oscura di Werner Herzog (in primis Aguirre).
Qualcuno potrebbe facilmente essere ingannato nel pensare che "The Lost City of Z" sia stato girato 40 anni fa. In effetti, questo potrebbe essere il più grande complimento che uno spettatore possa fare allo sceneggiatore (basato sul libro Z la città perduta di David Grann, il film ripercorre la storia vera dell'esploratore britannico Percy Fawcett, intento nella ricerca di un'antica città perduta in Amazzonia, fino a scomparire nel 1925 assieme al figlio) e regista James Gray, un uomo che sembra sempre più determinato a far rivivere i giorni di gloria del cinema americano, quando i film erano immagini e gli autori erano anticonformisti. Gray attinge al passato con la stessa generosità di Quentin Tarantino, ma senza ego: non cerca di elaborare le sue influenze attraverso il macello dei suoi feticismi, vuole semplicemente rendere di nuovo grandi i film americani.
Protagonista azzeccatissimo da parte di Charlie Hunnam in molte sfumature e restante cast al bacio come Sienna Miller, Robert Pattison, Angus Macfadyen, Ian McDiarmid, Harry Melling, Franco Nero e Tom Holland. Forse la ricercatezza di temi attuali non sempre si adagia con l'ambientazione temporale del film ma non è neanche così fastidiosa. La figura storica dell'uomo realmente esistito, da certi definito un ciarlatano che non ha scoperto niente, ben si abbina alla poetica dell'eploratore di Rudyard Kipling e al ricamo caratteriale fatto nel film che lo cita più volte.
A me non è piaciuto, è stata una mezza delusione..
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