Rope (1948) L'omicidio è un delitto per la maggioranza e una raffinatezza per pochi
La sceneggiatura e dialoghi riflettono bene il contenuto dell'opera mettendo in mostra vari aspetti di un thriller classico, ma anche elaborando tramite le parole il cosiddetto atto gratuito propugnato dal premio Nobel per la letteratura André Gide associando poi vari riferimenti a Delitto e Castigo di Dostoevskij e Il demone della perversità di Edgar Allan Poe. Stupisce molto come il lavoro sia riuscito ad eludere il temuto Codide Hays, proponendo il tema dell'omosessualità attraverso allussioni sottiline ben elaborate. Il regista poi non manca d'inserire il suo classico humour nero da manuale. Nonostante quindi un andamento abbastanza blando, il ritmo non perde mordente tramite i dialoghi e l'ottima gestione del cast e della loro recitazione (che fu fatta tutto in tempo reale).
Ma il vero punto forte della pellicola è il lato tecnico, come accenato precedentemente, girato in un solo incredibile "piano sequenza", (in realtà, travel della durata di dieci minuti, che era la durata massima di una bobina di pellicola, raccordati, genialmente, su un vestito) con gli attori che dovevano sapere le battute di tutto il film a memoria e la macchina da presa, montata su ruote di gomma per non far rumore con la "presa in diretta", che si muoveva tra loro e le pareti della scenografia che si muovevano in continuazione per permetterle il passaggio. Quindi, un miracolo di regia, che merita di essere visto e rivisto per cogliere gli incredibili virtuosismi tecnici.
Film molto particolare, che può anche lasciare perplesso chi apprezza il grande Hitch, conoscendone i suoi capolavori più osannati.
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