Grave (2016) I dolori della giovane universitaria cannibale
La New Wave del genere Horror in Francia è senpre stata una prelibatezza per il mio palato audiovisivo, sin dalle prime scoperte fatte con il trittico composta da: Martyrs, À l'intérieur e Haute Tension fino ad arrivare al recente Grave (qui in Italia noto con il nome di Raw - Una cruda verità). La pellicola segna il debutto della regista Julia Ducournau sul grande schermo, che si avvale di una produzione Franco belga con un budget approssimativo di 3,5 milioni di Euro. La trama è molto semplice nello svolgimento: Una ragazza adolescente nella prima settimana all'università. Ragazza proveniente da un contesto familiare molto rigido ed austero nelle sue abitudini. I genitori che hanno studiato entrambi nella stessa facoltà di veterinaria dove è indirizzata la ragazza e già frequentata dalla sorella maggiore. Quindi un percorso già predefinito per entrambe le figlie unito all'imposizione di un regime alimentare vegetariano. Piombando nell'ambiente universitario, si trova di fronte ad un qualcosa di estremamente all'opposto: divertimento, disinibizione sessuale, ovvero quel lato selvaggio tipico dell'adolescenza a lei sconosciuto. Mangiando un pezzo di carne cruda in una sorta di iniziazione per le matricole della facoltà, sarà la molla verso una strada di avvicinamento alla carne fino a raggiungere l'estremo del cannibalismo. Un viaggio verso la parte più istintiva di se stessa, fino ad allora repressa che ne rivelerà la sua natura predatoria.
A livello tecnico la regia della Ducournau si muove bene, in particolare concedendo dei bellissimi campi lunghi che risaltano l'ambiente questo grazie ad una più che accattivante fotografia di Ruben Impens che sa essere asettica nell'uso del bianco e carnale ed amibigua nelle fasi più colorate o cupe. La colonna sonora di Jim Williams è adattissima alla fase narrivata ed evolutiva della narrazione, con l'utilizzo oltretutto di composizioni interessanti e dal retrogusto diabolico senza parlare poi della bella citazione e utilizzo del pezzo italiano di Nada "Che freddo che fa". Altalenante invece il montaggio di Jean-Christophe Bouzy che purtroppo risulta dispersivo in determinate situazioni narrative forse anche ad opera della sceneggaitura stessa scritta dalla promettente regista francese. Ma il contesto della storia e sia morboso che lurido e sessualmente ambiguo nelle sue eruzioni di carnalità e sentimento ricordando in parte il Cronenberg degli inizi u qualche sprazzo (o spruzzo) di Godard nel suo essere controcorrente ed anche poetico (come la scena dei colori).
Il taglio dato al film è molto minimalista e abbastanza atipico per il genere horror classico. Certe fasi prettamente dedicate al realismo addirittura sono abbastanza esaltate nel contesto (come ad esempio il cameratismo da manuale alla Kubrick dei veterani dell'università) ma nulla che non possa essere messo da parte durante l'attuazione della ben nota sospensione dell'incredulità cinematografica di una storia in svolgimebto. I personaggi delle due sorelle sono ben caratterizzati dalle attrici (in particolare dalla affascinate Garance Marillier che regge il gioco con una piacevolissima caratterizzazione fisica e psicologica della sua protagonista) tuttavia il film non è privo di difetti. Pochi e non altrettanto curati i personaggi di supporto, troppe situazioni forzate ed un finale che senza dubbio regala il classico colpo di scena (in stile Cronenberg per il Body Horror messo in mostra). Comunque aldilà dei difetti che non mancano, è un film che riesce ad essere più disturbante che pauroso ed inoltre essendo un esordio, più che apprezzabile. Sopratutto per il soggetto che mette il cannibalismo come metafora della maturazione sessuale e psicologica celando allo stesso tempo (molto pacamente) la nascita o la particolarità di questa mutazione/malattia genetica, offrendo più che altro un bello spaccato di formazione personale (e sessuale) ed di rapporto famigliare in una situazione di disagio e di diversità fisica (il discorso dell'infermiera ad inizio film rende bene l'idea quale l'accettazione di se stessi nel mondo) e psicologica.
Un film per tutti i vegani! :)
RispondiEliminaLei è vegetariana difatti..:)
Eliminatu sei di parte sui film horror francesi :P Scherzo, ovviamente: il tema del cannibalismo lo ricordo confinato in celebri pellicole ed è un bene che qualcuno ci sia cimentato. Le premesse sono davvero interessanti: me lo guarderò!
RispondiEliminaNon privo di difetti...ma il soggetto è molto accativante..;)
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