Death on the Nile (1978) Sangue e soldi sul Nilo per John Guillermin


Esattamente quattro anni dopo il successo di Murder on the Orient Express (di Sidney Lumet) i produttori John Brabourne e Richard B. Goodwin mettono in lavorazione e fanno uscire un altro libro di Agatha Christie per il grande schermo, questa volta tocca a Death on the Nile. Il regista, chiamato a dirigere questo nuovo film, è il noto cineasta John Guillermin, fresco dei successi di The Towering Inferno e King Kong, esperto di grandi avventure dai grossi budget. Il film fu girato in ben sette settimane, con il supporto del governo Egiziano visto che erano grandi fan della Christie e reputavano il libro apolitico, le location utilizzate risultano tra quelle più rappresentative: le grandi Piramidi, la Sfinge, i templi di Abu Simbel e Karnak ed anche Aswan.


Seppur di poco inferiore al capitolo diretto da Lumet, risulta avvincente e ottimamente realizzato oltre che splendidamente recitato. La sceneggiatura di Anthony Shaffer (famoso sceneggiatore di The Wicker Man, Sleuth, Frenzy e anche se non accreditato di Assassinio sull'Orient Express) è ben calibrata (nonostante l'incipit risulta meno folgorante del film precedente), mette a nudo tutti i personaggi senza mai esagerarli e la natura torbida di questa storia mostra tutta la sua efficacia, venendo a galla lentamente. L'evoluzione della trama è armonica, sebbene alcune discrepanze innaturali nelle reazioni di certi protagonisti di fronte ai delitti. Dal mio punto di vista comunque ho trovato più accattivante Orient Express nella risoluzione finale del caso ed anche per l'ambientazione molto più chiusa e ben sublimata sullo schermo da Lumet.



La regia di Guillermin non è altrettanto potente e incisiva, a dispetto del capitolo precedente, nonostante la bravura nella gestione corale del cast e nell'utilizzo delle scenografie offerte dalla splendida ed eterna ambientazione egiziana, dove vengono girate almeno tre sequenze memorabili (l'attentato al tempio è da manuale) con un saggio uso delle angolazioni di ripresa. La colonna sonora di Nino Rota è un ottimo collante all'impianto narrativo, come la bellezza dei costumi elaborati da Anthony Powell, veramente di pregevole fattura e di un'eleganza inaudita.



Fantastico il cast: il Poirot di Peter Ustinov (seconda scelta vosto che Finney rifiutò il ruolo) è molto umano (meno freddo e distaccato) e meravigliosamente impiccione anche se Albert Finney (a mio avviso) era molto più accattivante, elegante e di gran supporto come sempre invece è David Niven che sfoggia un fascino magnetico ed un carisma innegabile è non si perde mai sullo sfondo narrativo. Mia Farrow (che risulta il personaggio più accativante della storia) sfoggia una recitazione folle, passionale e spietata che non si dissocia mai caratterialmente dal suo ruolo in bilico tra l'innocenza ed una inquietudine ambigua e terrificante, d'altro canto ritroviamo anche una bellissima Lois Chiles (ex Bond Girl) nei panni della ricca Linnet Ridgeway accompagnata da un credibilissimo MacCorkindale nel ruolo di Simon Doyle. Altre citazioni vanno anche a Jon Finch, reduce dell'oscuro Macbeth di Polanski ma anche Jack Warden (Tutti gli uomini del presidente), George Kennedy (Sciarada) e la bella Olivia Hussey (Romeo e Giulietta, Black Christmas, It).




Senza scordarsi della fantastica Jane Birkin (bellezza d'altri tempi) nei panni della cameriera francese della Ridgeway, qui al suo primo film inglese offre una prestazione veramente degna di citazione. Si notano anche altre tre attrici: un'esilarante Angela Lansbury (eccellente attrice purtroppo poi diventata non più che una macchietta televisiva) dove la sua interpretazione sopra le righe e coloratissima in questo film è sicuramente memorabile, si passa poi a Bette Davis inesorabilmente perfetta e magnetica nonostante un ruolo secondario dove è egregiamente spalleggiata da Maggie Smith nel ruolo della sua "assistente-badante-domestica" in perenne contrasto con la Davis che pur non essendo centro al centro dell'attenzione nel film tirano fuori dei duetti bellissimi.


Il risultato finale è quindi un cast perfetto e dalla grande professionalità supportato da una buona regia all'altezza della sceneggiatura. Un lungometraggio appassionante, forzato a volte ma ben sceneggiato per quanto riguarda lo sviluppo dell'indagine e nello mostrare le sfaccettaure dei personaggi.

Commenti

Quello che tira di più